Fra classico e déco dall’architettura alla cucina futuriste
Ravenna, Maggio 2019
In occasione dell’inaugurazione del Salone dei Mosaici a Ravenna, nel maggio 2019, è stata presentata una mostra di menù dal titolo ‘fra classico e déco dall’architettura alla cucina futuriste’.
Una mostra dedicata agli anni ’20 in pieno razionalismo come quello espresso dal grande architetto futurista D’Elia, giovane vittima della prima guerra mondiale, a cui si ispirano alcuni menù dello chef Silverio Cineri. Negli anni venti si sviluppa la grande tradizione grafica italiana come appare dal menù che rappresenta un guizzante cameriere déco o uno più compassato con un fumante vassoio celebrativo dei 40 anni de ‘Il Resto del Carlino’.
Una carrellata di menù che intrecciano la classicità del regime con quelli più arditamente futuristi in un’Italia che riscopre le identità gastronomiche regionali accompagnate da un proliferare di espressioni artistiche moderne legate all’architettura razionalista e al design.
Una mostra tutta italiana che rende giustizia della nostra tradizione culturale e che forse per l’ultima volta presenta piatti tradizionali velocemente dimenticati con il boom del secondo dopoguerra.
La Venezia dei congressi internazionali e la Bologna di quelli gastronomici mostrano il volto di un turismo moderno che riafferma una italianità nella lingua, nei piatti e nelle denominazioni.
Sia che si festeggi una laurea trentennale, sia che si utilizzi una ‘rèclame’, sia si celebri in un albergo un trentennale anonimo, il dèco è ormai entrato nella grafica italiana, in contrasto con la classicità ‘latina’ di un menù dei primi anni venti.
E un omaggio alla cucina futurista replicata dalla Accademia Italiana della Cucina di Bologna San Luca segna la fine di un’era, non solo gastronomica, in ricordo del Manifesto del movimento del 1909….
Nel secondo quarto di secolo ecco che si parla di colazioni, distinte, liste delle vivande….il francese, la vecchia lingua dei Savoia è definitivamente tramontata insieme al termine menu (con o senza accento). Dal sindacato dei giornalisti all’inaugurazione di un parco della rimembranza, da un raro menù ravennate fino all’inaugurazione di un grand’hotel o al ricordo dei fasci romani, i piatti sono diventati molto ‘nostrani’. Dalle fettuccine alla bolognese alla pollanca di Piediluco, dal risotto alla piemontese alle bomboniere di Murano, tutti i francesismi sono scomparsi come pure quasi tutti i vini non italiani. Ed è così anche per il menù del matrimonio di Umberto di Savoia, con un’icongrafia inevitabilmente classica, come per il ridanciano menù déco di addio al celibato….